"CANTATA CON RABBIA"
di e con Paolo Li Volsi
musiche in scena Paolo Li Volsi
Narramondo Produzioni Teatrali


“Non c’è pace per chi ha conosciuto la guerra” ( Beppe Fenoglio da "Ettore va a lavoro")


Ci sono persone che hanno cominciato a "lavorare" sulla memoria della Resistenza da parecchi anni - alcuni non hanno mai smesso dalla fine della guerra. In ogni caso tutte le persone sensibili a questo tema hanno avvertito e avvertono il rischio dell'oblio, la perpetuazione nell'indifferenza di una rimozione generale della lotta partigiana, che inesorabilmente cancella un patrimonio politico, sociale e culturale collettivo. Non è tanto alle celebrazioni - indispensabili, irrinunciabili - che pensiamo noi dell'Associazione Culturale Narramondo quanto alla necessità di trasportare il valore della Resistenza fino al tempo presente nei suoi connotati antropologici oltreché storici: ossia come ineludibile, profonda e bellissima risorsa umana di fronte alle innumerevoli forme di oppressione, diritto assoluto alla libertà. Agire la memoria, questo ci prefiggiamo di fare. Raccontare storie di "Resistenza" significa immedesimarsi e capire in prima persona il gesto disperato, la scelta estrema, l'atto tragico del sacrificarsi. Avvicinarsi alla tragedia vuol dire toccare con mano la lampante brutalità della tirannia e riconoscerla per quello che è, chiamarla col proprio nome. Oggi come ieri. E' un percorso didattico, artistico e politico quello che vorremmo attuare col progetto Resistenze, come del resto tutta la nostra attività teatrale testimonia.

Cantata con rabbia è una storia spaventosamente affascinante e commovente, è la storia dell'orrore visto attraverso gli occhi di un bambino, che crescendo sente maturare dentro di sé la voglia di riscatto. E' una vicenda che va raccontata sia per il suo valore storico, perché racconta la resistenza di due paesi lontani, che avrà un epilogo differente; sia per il suo valore umano, la ricerca di affermare la propria esistenza e di far sentire la propria voce, quando la società ti impone l'esatto contrario; sia, infine, un valore simbolico riferito a tutte quelle persone che al giorno d'oggi vivono una condizione di repressione e lottano ogni giorno per affermare la propria dignità.


 
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