Foto: Perluigi Gori            

"Ritorno a Haifa"
di Ghassan Kanafani
traduzione Isabella Camera d’Afflitto


con Eva Cambiale e Carlo Orlando
Assistente alla regia Luigi Albert
consulenza registica per messa in scena e training attori Andrea Lanza
Elementi scenici Balthasar Brennenstuhl
Organizzazione Lisa Raffaghello
regia Carlo Orlando
Produzione Narramondo Teatro

> link audio: "Ritorno a Haifa"

'Il regista e interprete Carlo Orlando, con accanto Eva Cambiale hanno il merito di aver proposto questo grande e sconosciuto racconto dello scrittore palestinese, un piccolo capolavoro (...) Non so se nella celebratissima letteratura israeliana vi sia qualcosa di simile, di così chiaro, di così emblematico a proposito del conflitto mediorentale, il nocciolo della storia contemporanea.'
(Franco Cordelli, Corriere della Sera)


'Un romanzo che diventa drammaturgia e testimonianza al tempo stesso, nella costruzione attenta di Eva Cambiale e Carlo Orlando, per belle invenzioni, semplici nel percorso che fa battere il cuore e lascia turbata la coscienza. È un teatro “civile” di cui non vorremmo si perdesse mai il sapore. Applausi emozionati.' (Giulio Baffi, La Repubblica - Napoli febbraio 2011)

LA STORIA
Per la prima volta nella letteratura araba uno scrittore palestinese ci parla di due diaspore: quella palestinese e quella ebraica, accomunate da un unico tragico destino. Said, palestinese di Haifa, torna con la moglie, dopo vent'anni di esilio, nella sua città natale per rivedere fugacemente i luoghi amati e la sua casa, ora abitata da una famiglia di ebrei polacchi scampati ad Auschiwitz, e per cercare il figlio, abbandonato durante la repentina e tragica fuga. Con grande umanità e forza emotiva, Ghassan Kanafani ci accompagna in questo viaggio nel presente e nel passato, dove riaffiorano da entrambe le parti il disagio e la tristezza della situazione, in un groviglio di sentimenti e passioni umane.

NOTE DI REGIA
Ghassan Kanafani è considerato uno più grandi esponenti della letteratura araba contemporanea. Assassinato dai servizi segreti israeliani insieme alla nipote nel 1972, a Beirut, ha sempre affiancato la sua attività artistica e letteraria alla militanza politica. Fu il primo a parlare di “letteratura della resistenza” e il suo nome è quello che più di tutti viene associato alla causa palestinese ed è diventato un simbolo per le successive generazioni di arabi.
Portare in scena “Ritorno ad Haifa” significa per noi molte cose. Indubbiamente, significa testimoniare la nostra solidarietà alla causa palestinese, in quest'anno in cui ricorre il triste anniversario della Nakba, e la politica e la cultura “ufficiale”, così impegnati a celebrare incodizionatamente la nascita dello stato di Israele, sembrano essersi dimenticati non solo la sofferenza del popolo Palestinese, ma persino la sua stessa esistenza. Ristabilire quindi una verità politica e umana: schierarsi al fianco di Kanafani, alle legittime rivendicazioni del suo popolo, al diritto dei profughi palestinesi a ritornare nella loro terra.
Ancora una volta lo stile è quello della narrazione, una narrazione semplice e diretta, mai compiaciuta, che si abbandona al flusso poetico della prosa di Kanafani e che, con il procedere della storia, si trasforma, e trasforma lo spettacolo, in “teatro di situazione” senza quarta parete in cui gli attori sono chiamati non a interpretare naturalisticamente la scena, ma a sostenerla con una recitazione “epica”.

 
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